Domenica 24 settembre alle ore 17:00 ancora un appuntamento con “BiblioTecla, Libri al Forte” rassegna di incontri con gli autori organizzata in collaborazione con la libreria Ubik Sanremo Libri
Per chi abbia già una qualche conoscenza della vita e delle opere di Serge Voronoff, questo libro apre una prospettiva in parte inaspettata. È ciò che ne giustifica ampiamente la traduzione e la pubblicazione oggi, a ottantasette anni dalla prima apparizione. Probabilmente – come ha notato il traduttore nella postfazione – il titolo ha tratto in inganno e bloccato i potenziali editori italiani al tempo dell’uscita. Ci riferiamo a quel 1936 che precedette di poco il momento in cui la pubblicazione sarebbe stata sconsigliata per motivi razziali.
Personaggio notissimo per pruriginosi riferimenti sparsi in una moltitudine di barzellette, vignette, calembours e canzonette, da Voronoff ci si sarebbe aspettata un’ulteriore perorazione delle proprie teorie sul ringiovanimento. Pratiche chierurgiche per l’innesto di gonadi di scimmie, che ormai, però, avevano ottenuto critiche così severe nel mondo scientifico da non essere più difendibili.
Sappiamo infatti che gli innesti testicolari iniziarono nel 1920, ma già nel 1924 il patologo svizzero Hector Cristiani aveva espresso più che esplicite riserve sull’efficacia di queste terapie. Negli anni successivi le pubblicazioni a favore e quelle contrarie quasi si bilanciarono, finché quelle negative, supportate da evidenze istologiche e fisiologiche, presero il sopravvento. Anche i più decisi epigoni di Voronoff smisero di scrivere improbabili difese.
In Italia nel 1933 le conclusioni tratte da un gruppo di studio che comprendeva figure di prima grandezza quali l’anatomista torinese Giuseppe Levi, il patologo milanese Alberto Pepere e il fisiologo genovese Gaetano Viale furono una condanna definitiva. Nemmeno i più accesi – e interessati – fautori degli innesti pitecoidi osarono opporsi.
Perché tradurre in italiano un libro di Voronoff del 1936? ma soprattutto, chi è stato Serge Voronoff, all’anagrafe Sergej Abramovič Voronov?
A molti il nome Voronoff potrà ricordare qualcosa di indefinito, anche se non riconducibile ad una persona. Forse per uno dei meccanismi che lui, medico e divulgatore scientifico, ha descritto in questo libro. Un meccanismo per cui il suo nome è rimasto impresso nella memoria collettiva, intesa come trasmissione dell’esperienza per via genetica.
Serge Voronoff, la cui vita è stata assai avventurosa, era un medico chirurgo russo naturalizzato francese che, traendo spunto dagli esperimenti dell’endocrinologo austriaco Eugen Steinach, acquisì un secolo fa una grande notorietà internazionale.
Secondo le descrizioni di chi lo conobbe, Voronoff era un uomo insolitamente alto, circa 195 centimetri, con occhi scuri, folti baffi e una presenza imponente e altezzosa.
La sua fama fu principalmente dovuta alla messa a punto di un protocollo operatorio che prevedeva l’innesto negli esseri umani di tessuti prelevati da primati. Tale pratica, fondata più su deduzioni empiriche che su studi scientifici approfonditi. Prometteva di rallentare i processi di decadimento fisico legati all’invecchiamento, se non addirittura di invertirli.
Insomma, per parecchi anni Voronoff venne considerato dall’opinione pubblica mondiale come l’uomo che aveva scoperto il segreto dell’eterna giovinezza. E in effetti furono a migliaia i pazienti che lo pregarono di sottoporsi all’intervento chirurgico che contribuì in modo determinante e indelebile alla sua fortuna: l’innesto di tessuto testicolare di scimmia nell’uomo.
Lo specchio di questa fama lo si rinviene in molti richiami al suo nome che, in alcuni casi, sono arrivati fino a noi.
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